Piccoli sguardi
Laboratori di Fantastica…mente
Creare percorsi d’arte per piccolissimi non perché tutti i bambini siano artisti, ma perché crediamo che sia possibile rendere l’arte un linguaggio accessibile a tutti e trovare dei codici narrativi che la rendano narrabile e non terreno di soli pochi esperti.
Piccoli sguardi rivolti al nuovo, all’inaspettato e alla ricerca di quei particolari che ci raccontano l’arte, uscendo dallo stereotipo e dal già visto.
L’arte non come territorio inesplorato, come mondo inaccessibile e non comprensibile, ma come grande recipiente che offre al bambino molte occasioni di crescita. È un’occasione per conoscere, per ascoltare, per evadere e invadere, l’arte è contaminazione di saperi, è passato che comunica con il nostro presente. Attraverso l’arte si osa, si trasgredisce e perché no? Si sogna.
La dimensione che unisce l’arte e i bambini è sicuramente il gioco.
Compagni inseparabili di avventure, l’arte e il gioco rappresentano due facce della stessa medaglia.
Gli artisti, così come i bambini, giocano, sperimentano con i materiali, si fanno guidare dai propri sensi e comunicano con le proprie emozioni.
Il gioco è quella dimensione che permette ai bambini di diventare, di osare e di trasgredire. È una palestra di relazioni, che ci abitua al confronto, che ci fa sperimentare l’autonomia e rivalutare abilità spesso dimenticate.
L’arte non va vissuta come un momento di ascolto passivo, ma è un terreno fertile di sperimentazione dove il fare e il creare sono strumenti per conoscere e per rendere i saperi accessibili a tutti. Come raccontarla ai bambini? Come renderla narrabile?
Ricercando quei particolari che trasformino gli artisti in tessitori di storie, andando alla ricerca di quei particolari che stimolino la curiosità e che rendano l’opera d’arte come un mondo in miniatura a portata di bambino.
Laboratorio 1
Biblioteca delle meraviglie: dentro il colore
Questo laboratorio è ispirato al lavoro di Katsumi Komagata, un designer giapponese che si è dedicato all’editoria per l’infanzia.
Fasi di lavoro:
Ognuno aveva a disposizione la metà di un cartoncino A3, piegato in modo da dividerlo in 3 parti uguali. Nella parte centrale abbiamo attaccato una macchia di colore ottenuta strappando un foglio di carta colorata, mentre nelle porzioni di foglio laterali (e quindi esterne) abbiamo ritagliato due figure geometriche in modo che chiudendo del libro si sovrapponessero perfettamente. Una volta fatto questo abbiamo chiuso il libro mettendo all’interno la pagina destra (in modo che la pagina di copertina fosse la sezione sinistra, come nei libri classici).
A questo punto il nostro gioco ha avuto inizio. Abbiamo aperto la prima pagina del libro. La figura geometrica ritagliata che si trovava, all’interno era una finestra colorata sulla macchia centrale che avevamo scelto. Ogni insegnante ha trasformato la forma facendola diventare parte di una piccola illustrazione. Una volta finita la prima parte abbiamo aperto tutto il libro e trasformato la macchia di colore, che ha assunto a sua volta una nuova identità, trasformandosi in immagine.
Laboratorio 2
Biblioteca delle meraviglie: dentro l’immagine
A partire dall’esperienza di Mondrian, Calder, Lionni e Komagata: sequenze di immagini, paesaggi e illustrazioni, realizzati a coppie. Giocare con le immagini alla maniera di un graphic designer per creare corrispondenze, assonanze, utilizzando l’immagine davanti e dietro, guidati unicamente da un buco centrale. L’artista che ci ha guidati è Lucio Fontana con i suoi tagli e buchi sulla tela. Un artista di rottura che ha superato gli stereotipi e dato nuova vita alla “vecchia” tela.
Fasi di lavoro:
Sono stati consegnati due cartoncini di ugual misura, ma di colore diverso, con un buco circolare centrale. I due buchi erano perfettamente sovrapponibili. Il gioco consisteva nel trasformare il cerchio e farlo diventare parte dell’illustrazione. Ognuno ha progettato un micro-racconto suddiviso in due sequenze ricche di colore, con l’utilizzo delle forbici e della carta. Una volta terminato il lavoro, abbiamo attaccato un filo trasparente all’interno di uno dei due cartoncini che poi abbiamo incollato insieme.
Laboratorio 3
Biblioteca delle meraviglie: l’imprevedibile macchia
“Questo è il colore dei miei sogni” è uno dei dipinti di Joan Mirò. Un dipinto così delicato, ma che racchiude un gran significato e può diventare sfondo per una semplice proposta da fare ai bambini.
Quello di Mirò è un percorso che parte dalla semplicità, piccoli elementi che vibrano e animano le sue opere. Non si è mai definito un pittore astratto, i suoi soggetti prendono spunto della realtà, nelle sue tele sono raffigurati micro mondi fatti di terra, cielo, stelle…
Una piccola macchia blu, così rarefatta e leggera, accompagnata da una scritta dal grafismo elegante e essenziale rappresenta l’inizio di un cammino, di un viaggio. Questa macchia può trasformarsi in ciò che noi vogliamo.
Fasi di lavoro:
Ognuno pesca una macchia di colore realizzata con la carta e gioca con la sua forma cercando di darle nuova identità
Una macchia rossa si può trasformare in fiore, una macchia gialla in una pera, una macchia blu
in uno squalo, il nostro gioco può andare avanti all’infinito e scopriremo identità sempre nuove.
Si incolla la macchia sul foglio e con la tecnica dello strappo si realizza una piccola storia.
Un racconto senza parole fatto di sole immagini.
Una volta finito ci divertiremo nello scoprire la trasformazione delle macchie.
Un gioco di trasformazioni per un primo approccio all’arte astratta.