ESISTE LA CREATIVITÀ? (art. Scuola dell’Infanzia – n° 4 – 2014)
Parlando di arte, di espressione, di creatività, si impone una prima presa di posizione che inquadri quelle che possono essere considerate le cosidette “doti naturali” che pochissimi hanno e forse neanche per tutta la durata della loro vita. Si tratta di decidere se la creatività sia una capacità di pertinenza della natura, più che dell’educazione, e che rientra nella dimensione “biologica” dell’individuo, oppure no.
È ovvio che, avvalorando la prima affermazione, il coinvolgimento dell’educazione si ridurrebbe e diventerebbe superfluo, visto solo come interferenza in una genialità che ha solo bisogno di esprimersi e manifestarsi.
Questo atteggiamento pervade molti educatori ed è diffuso in molti programmi educativi: si coglie una sorta di predisposizione naturale e si decide quanto l’individuo può “essere portato” verso il disegno, la danza, la musica e così via.
D’altro canto, altrettanto pericoloso può essere l’atteggiamento opposto, che ritiene esista una creatività diffusa, una sorta di spontanea formazione di talenti e che sia solo necessario lasciare libero corso alle esperienze.
Sorgono quindi le più classiche questioni della pedagogia:
- il rapporto tra intervento educativo ed individuo in crescita
- la relazione tra crescita e ambiente circostante,
- la dialettica tra autonomia del bambino e dipendenza dall’adulto.
Penso che anche in questo caso sia necessario ripartire dai bambini, dai loro bisogni, dai loro ritmi, dall’ascolto attento delle loro impellenti necessità di crescita.